“Acquapazza Ristorante: l’anima verace di Cetara sulla costiera costiera amalfitana”

Ho trascorso questo fine settimana nella bellissima costiera amalfitana e, con l’occasione, sono andata a trovare Gennaro Castiello proprietario del famoso ristorante Acquapazza di Cetara .

Location “use friendly” con personale attento e gentile ad ogni richiesta degli ospiti, sin dai primi passi tra i tavoli sono stata rapita dai profumi che giungono dalla cucina, dinamica e puntuale.

Scelgo dal menu di assaggiare le famose alici di Cetara (la cittadina è rinomata per la produzione di questa specialità di pesce), una scelta diversa tra due dei vari primi proposti, un secondo.

Appena seduta, noto subito sul tavolo due bottiglie di olio Evo a disposizione dei commensali – olio evo NoDo, azienda agricola Raffaele Palma (blend di fruttato leggero e avvolgente, frantoio, leccino, rotondella, carpellese, ogliarola); olio evo azienda agricola Argenziano (blend di fruttato medio di frantoio e leccino).

Accanto, l’ampolla con la “colatura di alici”, essenza tipica della tradizione marinara della costiera amalfitana che assorbe la storia del “garum” degli antichi romani e che sembra avere radici ancora più lontane nel tempo nelle tradizioni dei popoli che si affacciavano sul Mediterraneo.

Arriva il cestino di pane caldo e croccante con un filo di olio evo a crudo (poco prima mi viene chiesto quale blend preferisco) condito con origano, nella piena tradizione del “pane e olio” del Sud d’ Italia.

Subito dopo, ecco l’antipasto di alici che condisco con buccia di limone ( ah, quasi dimenticavo! sul tavolo, a disposizione, anche dei bellissimi limoni amalfitani!).

Le alici sono succulente e buonissime, all’olfatto sprigionano un profumo di mare indescrivibile e in bocca si aprono con gusto in tutta la loro consistenza e fragranza della carne (per quanto macerata in salamoia da 4 a 6 mesi circa).
Il profumo marino e la vegetalità regalate dall’olio evo Argenziano sono in armonia, accentuati dall’essenza della scorza dei limoni.

I primi piatti fanno innamorare all’istante.
Ho optato per dei gnocchetti al sugo di pomodorino, tonno e bottarga e per delle trofiette al pesto di zucchine (attenzione: quelle cilentane sono enormi e gustosissime!) e mandorle.

Ho scelto due primi molto diversi, tra l’altro uno di derivazione della tradizione ligure, per testare l’attenzione e la cura della cucina. Esame superato. Piatti eccellenti, materie prime di livello, buon equilibrio sensoriale fra tutti gli ingredienti delle due pietanze.

Nel frattempo mi viene servito un bianco di Terre Saracene ” Costa d’Amalfi”, dai sentori freschi di biancolella, cultivar tipica della zona.

I totani non si fanno aspettare, nella scodella da degustazione appaiono turgidi e saporiti. Il sugo nel quale sono stati cotti è speziato di erbe aromatiche. Ho scelto di accompagnarlo con il blend dell’olio evo NoDo.

Al gusto protagonista del pomodoro e alla croccantezza dei totani, ho deciso di legare un olio elegante con amaro e piccante ben bilanciati che non togliesse scena ai sapori del mare e ai profumi della terra (nel piatto anche essenze di origano, rosmarino, basilico essiccato e finocchietto, quest’ultimo assai diffuso nella zona).

La presenza di Gennaro è attenta e discreta.
Un vero padrone di casa, accogliente e premuroso.

Con il suo accento elegante e simpatico ci racconta i suoi piatti e con essi la sua storia.

La storia di un uomo che fin dalla sua giovinezza è vissuto accanto ai racconti antichi delle sue nonne e testimone delle avventure dei pescatori.

Accompagna me e altri clienti al locale accanto, dove sta nascendo un nuovo progetto imprenditoriale, un locale dedicato agli happy hour di gusto e ricercatezza: “Acquapazza…in movimento”.
Uno spazio accogliente con un’ esposizione bellissima di vini, ceramiche: nuovo corner per assaggi e aperitivi di eccellenza enogastronomica della costiera.

In questo luogo Gennaro apre un cestello di castagno massello e ci mostra la salamoia delle sue alici con la loro particolare disposizione ( è tradizione e sapienza anche il modo in cui i pesci vengono disposti nel piccolo barile), la “corona” che si forma su in superficie, intrisa di odori che vanno dal richiamo del profumo di mare alla pregnanza degli umori delle alici stesse.

È orgoglioso della sua terra e della sua storia, Gennaro.

Come un artista d’altri tempi ha saputo disegnare un concept moderno in una cittadina marinara genuina e pittoresca, scegliendo di proteggere la tradizione e di trasformarla in conoscenza.

Sono quasi le tre di notte. Gennaro ci ha rapiti con i suoi racconti e con lui anche una luna piena pazzesca che riflette sul piccolo molo della cittadina.

Tornerò ancora a Cetara, il paese delle “alici” che accoglie chi vuole vivere la costiera amalfitana nella sua anima più vera e… verace.
Un luogo che ha ancora molto da raccontarmi.

Tornerò per riascoltare e rivivere le storie raccontate al rintocco di una campana di chiesa che risuona sul mare e che il mare risponde, al rumore delle reti svuotate dei pescatori, alla luce che avvolge e risplende questo meraviglioso angolo d’Italia.